Smart working, c’era una volta l’impiego d’ufficio

Nella sola annata 2017-2018 lo smart working è cresciuto del 20% in Italia, e oggi riguarda quasi il 13% degli occupati per un totale di circa 480mila risorse. I dati sono quelli dell’Osservatorio del Politecnico di Milano che fotografano una situazione in cui il classico concetto di impiego d’ufficio sta lentamente cedendo il passo alla nuova era nel mercato del lavoro. Il tanto demonizzato Bring Your Ownd Device è oggi diventato il volano del business mentre si adeguano anche politiche aziendali e normative. Vediamolo nel dettaglio:

  • Smart working, cos’è e come funziona il lavoro agile

    Considerata la sua recente origine e la sua costante evoluzione è difficile indicare una definizione univoca di smart working. Alcune fonti lo descrivono come una filosofia manageriale, altre come una innovativa job dimention. Tutte o quasi centrano il nucleo della questione che è il cambiamento, la trasformazione del tradizionale concetto di lavoro legato ai confini fisici dell’azienda. La parola d’ordine è flessibilità, per cui i collaboratori, con contratto a termine o a tempo indeterminato, freelance o dipendenti, non hanno più vincoli di orari e di spazi, ma sono legati solo ad accordi con la parte datoriale in termini di obiettivi.

    Le persone lavorano quindi a distanza nel loro proprio ufficio ergonomico creato tra le mura domestiche, ma questo è solo il dettaglio più banale ed evidente. Ciò che conta sono risvolti determinanti come organizzazione, leadership e collaborazione. L’approccio strategico passa inevitabilmente anche per l’adozione di adeguate tecnologie smart working, per cui è necessario provvedere ad adeguare hardware, software, sistemi e criteri di sicurezza informatica, privacy, connettività e condivisione dei dati. Alle risorse viene data discrezionalità nel personalizzare luoghi e strumenti dove svolgono l’attività, l’essenziale è che le scelte siano funzionali ed efficaci. Le relazioni tra datore e lavoratore si trasformano anche nel senso dell’esercizio di autorità e controllo, definendo parametri diversi con un minimo di tutele fondamentali reciproche.

    Differenza tra telelavoro e smart working

    Erroneamente i due termini vengono utilizzati spesso come sinonimi, ma si tratta di due contesti molto diversi tra loro. Con il telelavoro si ricoprono gli stessi compiti e mansioni che si svolgerebbero fisicamente in sede, operando la remoto, ma rispettando identici orari di inizio e fine della giornata d’ufficio. Lo smart working è un diverso modello organizzativo che cambia il rapporto tra aziende e individui, nel segno di una maggiore autonomia di questi ultimi, in funzione di traguardi e risultati concordati tra le parti.

    Risulta evidente che in questo secondo caso vi è un completo ripensamento delle logiche e delle dinamiche di collaboration, in cui i tempi e le modalità di lavoro si adattano alle persone piuttosto che il contrario. Tornando al paragone e spesso alla confusione tra i due concetti iniziali, appare chiaro come la differenza sia abissale, e come vada oltre l’idea di semplici iniziative di welfare aziendale o di work-life balance (equilibrio tra lavoro e vita privata).

    Smart working pro e contro

    Ogni ambito della vita ha sia lati positivi che negativi, così anche lo smart working non fa eccezione. Cominciando dai vantaggi l’elemento più rilevante è il recupero da parte dei collaboratori di un migliore equilibrio tra sfera privata e professionale. Il lavoro agile inoltre consente di risparmiare sensibilmente sui costi di gestione degli spazi fisici e riduce la quantità di assenze durante l’anno. La produttività viene incrementata e ne beneficia anche l’eco-sostenibilità ambientale grazie ad un ridotto consumo energetico e un minor inquinamento causato da spostamenti in auto tra casa e ufficio. Ad ogni luce corrisponde però un’ombra, ed in questo caso gli svantaggi sono rappresentati dalla mancanza di interazioni sociali, da qualche criticità nella condivisione delle informazioni e dal possibile senso di isolamento che si può sviluppare.

ragazza che lavora al pc da casa

  • Il fatto di non essere presenti fisicamente in azienda può anche tradursi in alcuni casi in un ostacolo per eventuali progressioni di carriera, legate spesso non solo al rendimento ma anche al sapersi mettere in risalto in determinati contesti e situazioni. Per finire l’aspetto della libertà, se mal gestito, può indurre a lavorare troppo, rubando tempo a sé stessi, anziché riappropriarsene. Il trucco sta nell’organizzazione e nell’auto-disciplina, un po’ come quando dalla scuola dell’obbligo si passa all’università. Nel primo caso sono gli insegnanti ad assegnare compiti e definire i programmi, nel secondo bisogna gestirsi da soli scegliendo i corsi da seguire e le materie da studiare, in funzione di micro traguardi rappresentati dagli esami e dall’obiettivo finale che il conseguimento della laurea.

    Smart work, come organizzare l’ufficio in casa

    Ad una maggiore indipendenza corrisponde una maggior responsabilità, quindi bisogna stabilire rigorosamente tempi e modalità di lavoro in base alle proprie esigenze. Per svolgere il proprio ruolo professionale da remoto non basta avere un laptop ma occorre anche approntare uno spazio adeguatamente attrezzato per garantire confort, sicurezza ed efficienza. Il solo fatto di trovarsi nella propria abitazione non giustifica la mancanza dei più fondamentali criteri volti ad assicurare salute, benessere e produttività.

studio in casa

  • Nonostante l’immagine iconica dello smart worker raffiguri quasi sempre un individuo comodamente seduto sul divano con il proprio portatile appoggiato sulle gambe incrociate, la realtà deve essere ben diversa. Occorre attrezzarsi con scrivanie ufficio, scrivanie in vetro per creare un ambiente formale anche a casa, sedie ergonomiche per il benessere della salute e magari pareti attrezzate per tenere in ordine i documenti oltre che renderli facilmente archiviabili o reperibili. Una buona strategia può essere ricavare un ufficio all’interno delle mura domestiche esclusivamente dedicato al lavoro, opportunamente arredato e isolato dal resto della casa. In questo modo si evitano distrazioni e una volta usciti da lì si crea un confine netto oltre cui comincia la propria vita privata e familiare. Un trucco è anche quello di lavorare da casa nello stesso modo in cui lavoreremmo in ufficio, quindi non restare a lavorare in casa in pigiama, ma condurre più o meno la stessa vita aziendale, ma comodamente da casa.
  • scrivania con pc mac e scaffale

    Smart working legge ed evoluzione normativa

    Dal punto di vista della disciplina giuridica lo smart working fa la sua comparsa nell’ordinamento italiano con l’entrata in vigore nella legge 81 del 2017, vale a dire le misure di tutela per il lavoro autonomo non imprenditoriale e per l’incentivazione alla flessibilità di quello subordinato. La legge recepiva il Disegno di legge n.2233B che cominciava a contemplare la materia dal punto di vista dei luoghi di svolgimento delle attività professionali.

    Ulteriori passi in questa direzione sono stati fatti con la Direttiva 3/2017 della legge Madia che ha fissato altri elementi stavolta però relativi alle pubbliche amministrazioni. Successivamente con la Legge di Bilancio n.145 del dicembre 2018 nel Jobs Act è stato inserito il comma 3-bis che stabilisce le priorità di richiesta e accesso a modalità di smart working per categorie come: lavoratrici al termine dei 3 anni del congedo di maternità e lavoratori con figli in condizioni di disabilità. Nella PA tali criteri di priorità riguardano soggetti che si trovano in condizioni di svantaggio personale, sociale e familiare.